Paro è un cucciolo robot di foca che in precedenti studi ha dimostrato di ridurre l’ansia e lo stress, e di migliorare l’umore in particolar modo nelle persone anziane.

Ora un nuovo studio ha evidenziato un’altra potenzialità di questo adorabile robot contro il dolore fisico.

Qualche carezza a Paro può farti sentire meglio

L’esperimento nella pratica è stato semplice. Gli scienziati hanno chiesto ad 83 persone, perlopiù giovani adulti, di sottoporsi a un trattamento non troppo doloroso, seguito da coccole da fare a Paro.

Il dolore veniva generato per pochi secondi attraverso la conduzione del calore su una piastra legata al braccio. I partecipanti avevano il controllo diretto: potevano arrestare il calore e attivare un sistema di raffreddamento per alleviare il dolore in maniera rapida.

I partecipanti hanno giudicato il dolore con una scala che andava da “lieve” a “forte”. Tra questi c’era anche un gruppo di controllo che dopo aver subito il trattamento di dolore non ha mai interagito con il robot.

Qui viene illustrata la modalità dell’esperimento.

I primo risultato mostra che toccare Paro ha ridotto la percezione del dolore. L’effetto era più chiaro nei casi in cui le persone hanno giudicato il dolore con i valori più alti della scala.

Quando Paro era nella stanza dell’esperimento senza ricevere carezze, invece, non si è registrata alcuna riduzione del dolore. Ciò significa che la minor percezione del dolore non era dovuta alla distrazione dei partecipanti provocata dalla presenza del robot.

L’interazione sociale è fondamentale

Un altro elemento significativo che emerge da questo studio è il desiderio di voler interagire a livello tattile espresso dai partecipanti.

L’effetto della riduzione del dolore avviene anche quando chi è in sofferenza tiene la mano a un partner o a una persona cara. Non succede però quando si tiene la mano a uno sconosciuto: quindi che ruolo ha il robot in questo caso?

I ricercatori suggeriscono che toccare Paro permette di stabilire una connessione emotiva con il robot. Il cucciolo robotico diventa così un attore sociale migliore di qualsiasi altro sconosciuto umano.

Shelly Levy-Tzedek, una delle autrici dello studio, ha spiegato perché il tocco gioca un ruolo primario anche con Paro.

«Il tocco di per sé non sembra sufficiente: deve essere un tocco gradito, significativo, positivo, al fine di ridurre la percezione del dolore. Ipotizziamo che la ragione per cui vediamo un effetto così forte nel toccare Paro è che c’era una connessione sociale (per quanto superficiale) che si era formata con esso e che facilitava la riduzione della percezione del dolore.»

La ricerca apre dunque a nuove possibilità d’uso della foca robot che con i lievi movimenti di testa e occhi, con piacevoli versi, riesce a farsi amare a prima vista.

«Paro può essere usato per aiutare a gestire il dolore e a migliorare lo stato emotivo nei giovani adulti. […] Ciò può avvenire nel contesto del dolore acuto, ad esempio il prelievo del sangue, durante una degenza ospedaliera o per uso domestico e potenzialmente anche per le persone con dolore cronico, aiutandole a migliorare la qualità della vita.»

«Questi risultati sono particolarmente rilevanti ora, durante il COVID-19, quando ci viene chiesto di mantenere una distanza sociale da altre persone, comprese quelle vicine, e quando c’è una riduzione della disponibilità di un tocco affettivo intimo. Un robot sociale può essere d’aiuto in questo periodo, non come soluzione permanente, ma come soluzione temporanea

Non sottovalutiamo le potenzialità dei robot sociali. Si stanno rivelando un ottimo strumento di supporto per la ricerca e in futuro ci potrebbero rivelare nuove conoscenze sulla nostra salute e sul nostro comportamento.


Foto: Fondazione Santa Lucia su Flickr


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