Cosa succederà quando l’intelligenza artificiale (IA) raggiungerà il livello dell’intelligenza umana? In realtà ci sarebbero prima altre domande a cui rispondere. Domande del tipo: l’IA riuscirà mai a raggiungere il livello dell’intelligenza umana? Se sì, quando succederà?
In un articolo su IEEE Spectrum sono stati raccolti i pareri di alcuni esperti. Tra questi vi sono Martine Rothblatt, Ray Kurzweil, Nick Bostrom e Rodney Brooks. Ognuno di loro ha risposto ad alcune domande. Un’intervista breve e risposte che i più appassionati già conosceranno, ma che offrono un’interessante opportunità di confronto.
Martine Rothblatt
Quando avremo computer al livello del cervello?
Nel XXI secolo.
In che modo i computer simili al cervello cambieranno il mondo?
Le persone non moriranno più perché la loro versione computerizzata affermerà che sono ancora vive anche se il loro corpo è morto. Saranno tristi e spereranno per dei corpi rigenerati, ma si sentiranno come un backup del loro originale sé corporeo.
Hai qualche preoccupazione per un futuro in cui i computer avranno un’intelligenza di livello umano (o superiore)?
No, perché sono sicura che i computer saranno molto amichevoli poiché saranno selezionati in un ambiente darwiniano che è fatto di umanità. Non c’è un mercato per un robot cattivo, non più di quanto ci sia per un’auto o un aereo scadenti.
Naturalmente, c’è l’inevitabilità di un computer fai-da-te dannoso di basso livello, ma questo mi fornisce altri motivi per accogliere la cyberintelligenza di livello umano perché, proprio come serve un ladro per acciuffare un ladro, servirà un computer intelligente amichevole per gli umani per acciuffare un computer intelligente antiumano.
Ray Kurzweil
Quando avremo computer al livello del cervello?
Credo che i computer raggiungeranno e supereranno rapidamente le capacità umane nelle aree in cui gli umani oggi sono ancora superiori entro il 2029.
In che modo i computer simili al cervello cambieranno il mondo?
L’IA sta già accelerando la nostra capacità di trovare cure per le malattie, migliorare i rendimenti delle colture e altre forme di produttività per ridurre la povertà e trovare soluzioni ai problemi ambientali. Essa rappresenta già un estensore del cervello. Chi oggi può fare il proprio lavoro od ottenere un’istruzione senza queste estensioni per la nostra intelligenza?
Hai qualche preoccupazione per un futuro in cui i computer avranno un’intelligenza di livello umano (o superiore)?
Dalla scoperta del fuoco, ogni tecnologia ha avuto promesse e pericoli intrecciati. Credo che la nostra migliore strategia per mantenere sicura e vantaggiosa l’IA sia essenzialmente fondersi con essa. Siamo già su questa strada. Se le macchine sono all’interno o all’esterno del corpo non è un problema fondamentale. Ma alla fine entreranno dentro i nostri corpi e cervelli (perché la miniaturizzazione è un’altra tendenza esponenziale), mantenendoci in buona salute (aumentando il nostro sistema immunitario), fornendo realtà virtuale e aumentata all’interno del sistema nervoso e rendendoci più intelligenti.
Nick Bostrom
Quando avremo computer al livello del cervello?
Dal punto di vista dell’hardware, il cervello si confronta ancora favorevolmente con le macchine. Le stime variano, ma forse la corteccia esegue qualcosa come 10^16 o 10^18 operazioni al secondo utilizzando 20 watt, il che è impressionante.
Infine, i limiti di calcolo nel substrato macchina sono ovviamente ben al di là di quelli del tessuto biologico e non dovrebbe volerci molto per raggiungere l’equivalenza approssimativa. L’avanzamento degli algoritmi è più difficile da prevedere, ma l’idea secondo cui potremmo avere l’IA di livello umano entro un piccolo numero di decenni sembra credibile, sebbene esista una grande incertezza sui limiti inferiori e superiori di questa stima.
Hai qualche preoccupazione per un futuro in cui i computer avranno un’intelligenza di livello umano (o superiore)?
Penso che a quel punto nasce un’era del tutto nuova ed è difficile prevedere in dettaglio quanto possa contenere. Ma una dimensione di preoccupazione è che non riusciamo a risolvere il problema del controllo scalabile: come progettare un’intelligenza artificiale avanzata che continuerà a comportarsi come previsto e ad agire come un’estensione della volontà umana, anche se la sua intelligenza è aumentata a livelli arbitrariamente elevati. Questa è un’area attiva di ricerca al momento.
Rodney Brooks
Quando avremo computer al livello del cervello? [Qui Rodney Brooks ha corretto la domanda: “Quando avremo computer/robot riconoscibili come intelligenti e coscienti quanto gli umani?“]
Non nelle nostre vite, nemmeno nella vita di Ray Kurzweil, e nonostante i suoi fervidi desideri, proprio come il resto di noi, morirà entro pochi decenni. Sarà ben oltre 100 anni prima di vedere questo livello nelle nostre macchine. Forse molte centinaia di anni.
Intelligenti e coscienti come cani?
Forse tra 50-100 anni. Ma non avranno nasi come quelli veri. Saranno cani olfattivamente deficitari.
In che modo i computer simili al cervello cambieranno il mondo?
Dal momento che non avremo computer intelligenti come gli esseri umani per oltre 100 anni, non possiamo fare delle proiezioni sensibili su come cambieranno il mondo, poiché non comprendiamo come sarà il mondo tra 100 anni. (Ad esempio, immagina di leggere l’articolo scientifico di Turing sui numeri calcolabili del 1936 e di provare a prevedere come i computer avrebbero cambiato il mondo in soli 70 od 80 anni).
Quindi una domanda equivalente ben fondata dovrebbe essere qualcosa di più semplice, del tipo “In che modo i computer/robot continueranno a cambiare il mondo?”. Risposta: entro 20 anni la maggior parte dei baby boomers avrà dispositivi robotici in casa che li aiuterà a mantenere la loro indipendenza mentre avanzano negli anni. Questo include Ray Kurzweil, che non sarà immortale.
Hai qualche preoccupazione per un futuro in cui i computer avranno un’intelligenza di livello umano (o superiore)?
Nessuna preoccupazione, poiché il mondo si sarà evoluto così tanto nei prossimi 100 anni che non possiamo immaginare come sarà, per cui non c’è motivo per preoccuparsi. Preoccuparsi di fronte a zero fatti o di comprendere è un divertente gioco da salotto, ma generalmente non utile. E sì, questo include Nick Bostrom.
A che punto siamo?
Siamo al punto in cui facciamo progressi costanti nel settore dell’IA, ma dove non possiamo fare previsioni certe. Quest’intervista restituisce chiaramente quali sono le posizioni degli esperti e ci fa capire che il dibattito è molto più articolato di quanto si possa immaginare.
Martine Rothblatt, avvocato, autrice e sostenitrice del Transumanesimo, sostiene che grazie al mind uploading si potrà continuare a vivere oltre la morte. Poco tempo fa espresse più in dettaglio questa visione accennando alla possibilità di stampare nuovi corpi e vivere attraverso internet.
Una visione in parte condivisa dal direttore ingegneristico di Google, Ray Kurzweil, il quale nutre un certo ottimismo nei confronti dell’evoluzione tecnologica. Secondo Kurzweil, entro il 2029 i computer saranno intelligenti quanto noi e tenderemo a fonderci sempre più con le macchine. Riusciremo persino a sviluppare nanotecnologie in grado di preservare la nostra salute e a connettere la nostra mente al cloud.
Il filosofo Nick Bostrom, favorevole al potenziamento umano ma attento ai rischi esistenziali, sottolinea il problema della perdita di controllo. Se riusciremo a sviluppare IA di livello umano o superiore, dovremo anche fare in modo che queste non ci procurino alcun tipo di danno. Bostrom ha motivato questa preoccupazione in un interessante intervento al TED del 2015. La soluzione sarà allineare i valori dell’IA con quelli umani: per Bostrom si tratta di un’enorme sfida, ma non impossibile.
Il roboticista e imprenditore Rodney Borooks, invece, ha una visione differente. Crede che un’IA di livello umano sarà possibile tra almeno un centinaio di anni. La sua precisazione sulla domanda, del resto, è esplicativa. Fa riferimento a macchine che appaiono intelligenti e coscienti come gli umani. Un ragionamento che mi ricorda quello fatto da Kevin Kelly sul concetto di intelligenza e sul mito della superintelligenza artificiale. In questo caso è impossibile fare previsioni.
Infine, c’è un fattore che spesso contamina la percezione del futuro dell’IA. Questa contaminazione colpisce spesso i non addetti ai lavori. Ne ha parlato lo stesso Rodney Brooks in merito ai progressi dell’intelligenza artificiale e più di recente anche Neil Jacobstein. Si tratta del tipo di narrazione adottata dai media che spesso è ricca di riferimenti a opere di fantascienza.
Vero è che parte della fantascienza è diventata scienza di fatto, ma non bisogna farsi coinvolgere troppo emotivamente. Altrimenti faticheremo a comprendere e a cogliere le opportunità che questo settore offre e continuerà ad offrire.
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