Il futurista Gerd Leonhard ha pubblicato un articolo interessante sulle opportunità e i rischi legati all’Internet of Things.
I dispositivi intelligenti connessi a internet sono strumenti che possono semplificarci la vita. Ma allo stesso tempo sollevano alcuni problemi importanti.
Molte aziende stanno investendo milioni di dollari in questa tecnologia. Avranno preso in considerazione anche i rischi?
Le opportunità
Partiamo dalle opportunità e dai vantaggi. Con l’Internet of Things è possibile ottenere diversi benefici. Quando si parla di IoT si parla anche di connettività diffusa, raccolta di dati in tempo reale e di sistemi intelligenti in grado di adattarsi in base ai contesti.
Secondo Gerd Leonhard, “quando tutto viene connesso, una volta che i dati vengono raccolti in tempo reale, ovunque, sempre, possiamo misurare, analizzare, anticipare o addirittura prevedere eventi e ‘verità’ che prima erano nascosti sotto la superficie“. Il tutto si traduce in maggiore efficienza e precisione che permettono di salvare miliardi di dollari.
Con l’evoluzione dei sistemi cloud, delle reti neurali artificiali, dei sensori e dell’IoT potremo assistere a un’era di grande rendimento in diversi settori: energia, alimentazione, logistica, trasporto, edilizia e comunicazione.
Leonhard cita due esempi: Uber con l’iniziativa dei veicoli autonomi e Tesla con l’espansione del suo business in settori affini (batterie ed energia). Un’adozione globale di applicazioni IoT potrebbe essere un modo per raggiungere la piena sostenibilità e puntare sull’economia circolare. Potremmo ottenere l’abbondanza globale, come l’ha descritta Peter Diamandis nel suo libro. Cibo, energia e conoscenza per tutti a portata di mano.
“Connettendo tutto e tutti e diffondendo le macchine, cioè l’intelligenza artificiale e le analisi predittive, molti dei grandi fornitori globali di IoT sperano di raggiungere una sorta di meta-intelligenza attraverso un’abilità esponenzialmente migliore di leggere, comprendere e applicare i dati“, sostiene Leonhard.
Questa meta-intelligenza ci permetterà di risparmiare tra il 30 e il 50% dei costi nel settore della logistica e dei trasporti e tra il 40 e il 50% in quello dell’energia. I vantaggi economici sono evidenti. Il futurista crede che la sfida dell’IoT la fase precedente di internet composta dalla relazione umano + computer. La superintelligenza artificiale sembra raggiungibile. Gli entusiasti come Grady Booch e Ben Goertzel sono convinti che questa ci aiuterà a migliorare il mondo.
I pericoli
Oppure non succederà nulla di tutto questo. L’impatto dell’IoT potrebbe essere così potente che potremmo affrontare conseguenze non volute. Stiamo già discutendo questioni delicate che la riguardano: sicurezza, privacy, etica digitale, disoccupazione tecnologica, eccetera.
Però, Gerd Leonhard è convinto che tra 5-7 anni questi problemi si amplificheranno di 100 volte. Si tratta di una di quelle situazioni tra paradiso e inferno, che lui denota con HellVen. Con la commercializzazione di internet diventa tutto più complicato. 5 anni fa usavamo Google per cercare informazioni. Oggi è Google che ci cerca per offrirci occasioni di acquisto da non perdere. Lo stesso discorso vale per Facebook. Prima usavamo il social network per connetterci con gli amici e socializzare. Ora siamo noi stessi i contenuti di Facebook, il nutrimento che gli permette di monetizzare.
A questo punto, Leonhard si pone diverse domande. L’Internet delle cose ci trasformerà in cose? Gli strumenti di democratizzazione come internet e la sharing economy stanno inavvertitamente creando una sorta di feudalismo digitale? I colossi di internet approfitteranno dell’IoT per controllarci e profilarci sempre più? In che modo possiamo evitare che queste tecnologie ci portino in situazioni distopiche?
Per diminuire le possibilità di spiacevoli conseguenze, dovremmo iniziare a stabilire quante e quali informazioni siamo disposti a concedere e in che modo regolare questo processo. Quali dati possono essere gestiti con regolamentazione globale e quali devono essere gestiti in maniera indipendente? Quando tra 5-7 anni ci saranno più di 200 miliardi di dispositivi connessi, la questione diventerà ancora più complessa.
“Nella sua variante più distopica, l’IoT potrebbe portare a un climax di pensiero artificiale, il migliore sistema operativo di spionaggio mai concepito, la rete di sorveglianza in tempo reale più grande che sia mai stata escogitata dall’uomo, costringendo al rispetto umano totale e uccidendo anche la minima pretesa di anonimato.”
Senza delle regole, delle tutele di tipo etico o di validi contratti sociali, sarà di sicuro un inferno. Per farci meglio comprendere la complessità e la delicatezza della situazione, Leonhard ricorre a un semplice esempio ed a una domanda.
“Provate a immaginare un mondo, non troppo lontano, dove la tua auto connessa comunica in tempo reale tutti i dati del tuo veicolo (e della tua buona o cattiva guida), dove tutti i pagamenti sono collegati ai dispositivi intelligenti, dove portafogli e carte di credito sono una cosa del passato. Un mondo in cui il medico sa se hai camminato poco questa settimana, qual era la tua frequenza cardiaca mentre dormivi in aereo. Un mondo in cui i tuoi cervelli esterni (dispositivi mobili) sono direttamente collegati al tuo ‘wetware’ e al cervello attraverso dispositivi indossabili, BCI [interfaccia cervello-computer] o impianti. Dove tutti e tutto diventano beacon di dati che generano migliaia di gigabyte al giorno, raccolti e filtrati nel cloud, con eserciti di Watson che applicano ogni secondo instancabilmente le loro affamate menti profonde con auto-apprendimento. L’efficienza surclasserebbe quasi sicuramente l’umanità ogni volta. Diamo il benvenuto ad un gigantesco sistema operativo che auto-apprende e che si nutre letteralmente della nostra produzione fino a quando non ha più bisogno di esistere.”
Ed ecco la domanda: se noi oggi non riusciamo nemmeno a stabilire delle regole e delle guide etiche per l’internet delle persone e dei loro dispositivi digitali, come faremo ad accordarci su un problema che sarà 100 volte più grande?
Non diventiamo macchine
Di recente sono state organizzate discussioni per affrontare la situazione. Per esempio, durante l’ultima Asilomar Conference sono stati stabiliti 23 princìpi per un’intelligenza artificiale benefica. Ma nonostante ciò, non abbiamo ancora un trattato globale che definisca cosa è possibile fare con i dati personali degli utenti. Né abbiamo un trattato sul cognitive computing o sull’intelligenza artificiale generale. Bisognerebbe agire quanto prima perché, come sottolinea Leonhard, tra 20-50 anni affronteremo la più grande sfida dell’umanità: la relazione tra uomo e macchina.
Leonhard sostiene che, per evitare di trasformarci in cose, bisogna contrastare gli androritmi con soluzioni non automatizzate volte ad assicurare un processo umano. Egli suggerisce un principio di precauzione nell’era digitale per quelle aziende che detengono il potere e che sono in grado di distribuire l’IoT come ritengono necessario. Tale principio riguarda l’onere di dimostrare e di garantire che non si possa recare danno in modo involontario.
La tecnologia è un mezzo per raggiungere un determinato fine (meglio se socialmente utile). Non deve essere un semplice fine in sé: così rischiamo di diventare noi stessi delle macchine, incapaci però di comprendere cos’è davvero importante. L’efficienza è un obiettivo fondamentale, ma non dobbiamo rincorrerlo sacrificando la nostra umanità. Altrimenti questa efficienza non servirà più a nulla.
L’internet of things presenta vantaggi e rischi. Per continuare ad esplorare questo mondo e ricevere aggiornamenti, iscriviti alla newsletter.
Fonte: futuristgerd