Solitamente gli esoscheletri aiutano le persone paralizzate o con gravi disabilità a stare in piedi e a compiere alcuni movimenti. Questa volta però vedremo in azione un esoscheletro diverso. Si tratta di R70i. La sua tecnologia permette all’indossatore di provare l’esperienza delle conseguenze dell’invecchiamento, come difficoltà motorie, visive e uditive.

 

Sentire l’invecchiamento

Il nome della tecnologia in questione è Genworth R70i Aging Experience. Consente a chi la indossa di fare un balzo nel futuro per sperimentare gli effetti fisici dovuti all’invecchiamento. Perché sviluppare un esoscheletro del genere? L’obiettivo della Genworth è quello di far comprendere l’importanza dell’assistenza a lungo termine delle persone anziane e di permetterci di raccontare ai nostri affetti com’è invecchiare. In questo modo è possibile mettersi nei panni di coloro che affrontano i problemi dovuti all’avanzare dell’età. Problemi come il peggioramento dell’udito, della vista e dell’apparato scheletrico e muscolare. Problemi frustranti perché non permettono di vivere una vita serena e che rendono difficile relazionarsi con le altre persone.

Candace Hammer di Applied Minds LLC, la società che ha collaborato con Genworth per la costruzione dell’esoscheletro R70i, ha dichiarato: “Quello che speriamo davvero è che avvenga una conversazione. Ci auguriamo che l’angolo di empatia renderà le persone compassionevoli con i loro cari che stanno vivendo il processo di invecchiamento.“. L’esoscheletro R70i, dunque, offre un’esperienza empatica davvero notevole grazie alle diverse tecnologie che lo compongono. Prima di descriverle più in dettaglio, possiamo osservarle direttamente in questo video.

 

La tecnologia dell’esoscheletro R70i

L’esoscheletro pesa circa 18 kg ed è costituito da diverse componenti che restituiscono le fatiche dell’invecchiamento in modo molto realistico. Esaminiamole singolarmente.

  • Visore: la tuta è fornita anche di un cappello su cui è montato un visore che, attraverso la tecnologia della realtà aumentata, riproduce i disagi del glaucoma, della cataratta, della degenerazione maculare e dei pulviscoli.
  • Cuffie e microfoni che simulano problemi come la perdita dell’udito, il fischio nelle orecchie e l’afasia, cioè l'”incapacità di esprimersi mediante la parola o la scrittura (a. motoria) o di comprendere il significato delle parole dette o scritte da altri (a. sensoria), dovuta ad alterazione dei centri e delle vie nervose superiori“.
  • Sensori e software controllato da remoto permettono di regolare in modo dinamico la gamma dei movimenti e di imporre dei limiti alle articolazioni.
  • Tecnologia integrata e display a LED distribuiti in diverse parti dell’esoscheletro che si illuminano quando quelle determinate aree sono state rese meno efficienti. In questo modo anche chi osserva dall’esterno comprende quale difficoltà l’indossatore sta affrontando in quel momento.
  • Comandi regolabili per alterare la destrezza e la capacità di compiere anche i movimenti più banali, che eseguiamo quotidianamente. In breve, la simulazione dell’artrite.
  • Telaio che mostra gli effetti della perdita di massa muscolare a diversi livelli.

 

Basta premere un bottone e l’esoscheletro limiterà i movimenti in 8 articolazioni (spalle, gomiti, gambe e ginocchia). Così da rendere molto difficile una serie di movimenti che va dal semplice sollevamento di un braccio fino alla camminata. Nel frattempo, attraverso il visore, la realtà aumentata riproduce i sintomi dei problemi di vista e di udito accennati prima, rendendo il tutto ancora più complicato.

 

L’esoscheletro al contrario

Il team di Genworth ha capovolto l’esperienza che tipicamente offre un esoscheletro. Invece di migliorare le condizioni fisiche delle persone, le proietta nella situazione opposta. Quella in cui muoversi, vedere e ascoltare sono compiti tutt’altro che facili. Lo scopo è quello di permetterci di capire più in profondità a quali difficoltà vanno incontro le persone anziane. Trovo che sia un’idea davvero originale.

Magari l’esoscheletro R70i potrà essere usato nelle accademie e nelle università per permettere agli studenti di comprendere meglio le conseguenze fisiche e psicologiche dovute all’avanzare dell’età. Spesso vivere le esperienze in prima persona ci insegna qualcosa di importante. Qualcosa che potremo poi mettere anche a disposizione degli altri per migliorare la nostra società.

Forse un giorno avremo a disposizione un esoscheletro che è esattamente l’opposto di Genworth. Cioè un insieme di diverse tecnologie che non solo consentirà ad anziani e disabili di muoversi e camminare, ma permetterà loro di risolvere anche i problemi di vista e di udito. In questo caso parleremo piuttosto di una combinazione di tecnologie diverse. Il supporto dell’esoscheletro insieme a un ricco assortimento neurotecnologie. Avere tutto in un solo pacchetto sarebbe grandioso, vero?

Oggi possiamo vedere bene singolarmente i due tipi di tecnologie. Da una parte abbiamo gli esoscheletri che possono essere sfruttati in diversi ambiti. Ad esempio, ReWalk consente ai paralitici di camminare di nuovo. Poi c’è Robo-Mate per svolgere lavori industriali rendendoli più sicuri. E infine esoscheletri come AXO Suite che sono sviluppati appositamente per aiutare le persone anziane. Dall’altra parte abbiamo invece impianti neurali e interfacce cervello-computer che consentono ai pazienti di comunicare direttamente con le loro protesi.

È probabile che in futuro vedremo notevoli progressi in entrambi i settori. In particolare, potremo assistere all’aumento degli ambiti di applicazione degli esoscheletri e ad una migliore efficienza delle neurotecnologie. Dei progressi auspicabili che offriranno più opportunità ad anziani e disabili di vivere una vita migliore, in modo più indipendente.

Fonti: genworthvocativ

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