La DARPA (Defense Advanced Research Project Agency) ha mostrato interesse nell’esplorazione dettagliata della salute umana attraverso il programma di prescrizioni elettriche chiamato ElectRx. Il nostro corpo possiede già un meccanismo di auto-rigenerazione. Ma la DARPA vuole saperne di più e sta cercando di trovare un modo per potenziare quest’abilità.

 

Cos’è ElectRx?

Per capire il funzionamento di ElectRx possiamo immaginarlo come un pacemaker. Ovvero quel dispositivo che stimola elettricamente il cuore per fare in modo che i suoi battiti mantengano un determinato ritmo. Solo che ElectRx sarà molto più piccolo. Così piccolo che potrà essere inserito nel nostro corpo attraverso un’iniezione con ago.

ElectRx sarà in grado di monitorare costantemente la condizione di salute del nostro corpo stimolando direttamente alcuni nodi nervosi. In questo modo innescherà un meccanismo di risposta diretta del corpo quando qualcosa non funziona o funziona male. Esempio. Quando il livello di zucchero in un diabetico non è quello giusto, il dispositivo interviene stimolando il pancreas nel rilasciare glucagone o insulina per risolvere il problema.

L’obiettivo della DARPA è quello di sviluppare una tecnologia ad alta precisione, non invasiva, per controllare e regolare i segnali periferici dei nervi. Un modo innovativo per garantire il corretto funzionamento degli organi.

 

Potenzialità

Al momento il dispositivo è ancora troppo grande (circa quanto un mazzo di carte) e richiederebbe un intervento chirurgico per la sua installazione. Ma i ricercatori sono ottimisti circa la possibilità futura di miniaturizzare la tecnologia.

Per capire meglio le potenzialità possiamo dare un’occhiata alle ricerche finanziate dal programma ElectRx.

  • Studio dell’attivazione diretta della milza e di altri organi per curare l’artrite remautoide e altre condizioni infiammatorie.
  • Studio del controllo dell’infiammazione nel cervello per un trattamento della depressione.
  • Studio della gestione delle sostanze neurochimiche che regolano l’apprendimento e la memoria per fornire nuovi trattamenti per lo stress post-traumatico e per altri disturbi mentali.
  • Studio sull’attivazione termica della ghiandola surrenale.
  • Studio della stimolazione del nervo vagale per indurre la plasticità neurale nel trattamento dello stress post-traumatico.

I ricercatori sperano di poter rendere possibili tutti questi trattamenti grazie al lavoro di un singolo e minuscolo dispositivo inserito nel nostro corpo. È la nanotecnologia che rivoluzionerà la medicina. E di conseguenza, rivoluzionerà anche il nostro modo di vivere e di affrontare i problemi di salute.

 

Un dettaglio da non trascurare

La DARPA ha speso circa 78,9 milioni di dollari per finanziare il programma ElectRx. Non dobbiamo però dimenticare che l’agenzia americana lavora nel settore militare. Quindi questo progetto avrà sicuramente dei vantaggi soprattutto dal punto di vista bellico.

I vantaggi non riguardano solo le potenzialità che abbiamo visto prima. Riguardano principalmente la possibilità di creare il soldato (quasi) perfetto. Il controllo degli ormoni e dei processi neurochimici nel cervello potrebbe condurre i soldati in uno stato fisico e psicologico ideale per affrontare esercitazioni e operazioni pericolose. A quel punto potremo parlare di supersoldati che insieme alle tecnologie di ultima generazione contribuiranno a cambiare lo scenario futuro della guerra.

Ci sarebbe anche un aspetto ancora più negativo, purtroppo. Riguarda la tortura. Lo so, è uno scenario terribile. Ma credo sia più utile evidenziare alcune possibilità riprovevoli piuttosto che essere indifferenti. Meglio affrontare queste preoccupazioni prima che la situazione peggiori. “Tra il gennaio 2009 e il marzo 2014, Amnesty International ha ricevuto denunce di tortura e altri maltrattamenti commessi da funzionari statali in 141 paesi, in ogni regione del mondo“.

Quindi, la tecnologia ElectRx potrebbe procurarci tanti benefici in futuro, ma anche qualche grattacapo. D’altronde questo discorso vale per qualsiasi tecnologia. Dipende tutto dall’uso che ne facciamo e per i fini che vogliamo raggiungere.

Fonte: gizmag

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