Non tutte le protesi sono progettate considerando anche i minimi particolari tratti fisici di un paziente. Ma al laboratorio del MIT (Massachusetts Institute of Technology) è stato costruito un dispositivo chiamato FitSocket. Questo è in grado di misurare la biomeccanica dei tessuti degli arti amputati. Una successiva elaborazione dei dati ricavati dalla macchina consente poi la progettazione di protesi fatte su misura davvero efficienti.

 

Come funziona

Il dispositivo è costituito da un anello formato da 14 attuatori estensibili che spingono verso il basso ed entrano in contatto con la pelle dell’arto amputato. In questo modo, gli attuatori misurano le proprietà dei tessuti molli, ovvero la morbidezza e la rigidità dell’arto del paziente. Dopo la misurazione, la macchina restituisce una mappa delle aree di morbidezza e di durezza dell’arto che guiderà la progettazione di una protesi perfetta.

 

FitSocket è un dispositivo molto sofisticato. Riesce a rilevare la consistenza di muscoli, ossa, nervi e altri tessuti in modo preciso. Uno strumento di valore se si considera che ogni persona possiede proprie caratteristiche fisiche e che ogni lesione presenta problemi differenti.

 

I vantaggi

Al giorno d’oggi, la costruzione di protesi artigianali richiede diversi mesi di lavoro. Il procedimento è più o meno il seguente. L’ortopedico ottiene un calco in gesso dell’estremità dell’arto amputato, regola la forma manualmente in modo che le parti della protesi finale abbiano un contatto minimo con le zone più delicate per evitare fastidi al paziente. Infine utilizza la fibra di carbonio per creare la cavità della protesi. Il risultato è che le zone più morbide della protesi sopportano la maggior parte del carico e questo genera molti disagi.

Ma con la tecnologia di FitSocket tutto questo potrà essere evitato. I dati messi a disposizione dalla macchina consentiranno la creazione di protesi più comode e sicure anche grazie alla stampa 3D. Le parti dure saranno stampate in modo tale da non stressare le parti morbide dell’arto. Mentre le componenti morbide verranno plasmate per entrare in contatto con le zone più rigide. Il peso verrà distribuito così su tutta la superficie rimanente dell’arto amputato, non solo in alcune aree.

Fino ad ora solo 6 pazienti hanno beneficiato di una protesi creata sulla base dei dati ricavati da FitSocket. Tutti hanno espresso soddisfazione per il risultato raggiunto. Uno di loro ha persino dichiarato che indossare una di quelle protesi “è come camminare sui cuscini“. Gran parte di questi ottimi risultati è dovuta proprio alla possibilità di personalizzazione della protesi.

 

Altre applicazioni per il futuro

FitSocket ha del potenziale enorme e in futuro potrà offrire anche altre possibilità di applicazione. Un esempio? Si potrà estendere l’utilizzo del dispositivo a un numero più elevato di pazienti per misurare anche lesioni di altro tipo. Oppure si potranno stabilire degli accordi con le società sportive per avere un periodo di prova del macchinario. Potranno formarsi delle figure professionali specializzate che grazie alle analisi dei dati potranno fornire anche preziosi suggerimenti agli atleti.

Tutto questo non prima di un miglioramento della macchina stessa che non è ancora al massimo delle sue capacità. La resina utilizzata, ad esempio, non resisterebbe molto a lungo. Ma bisogna essere ottimisti, come lo è Arthur Petron, dottorando di biomeccatronica al MIT. Lui ha intenzione di espandere il mercato di FitSocket. Pensa alla possibilità di creare oggetti personalizzati come zaini, scarpe o sedili per veicoli. “Stiamo trattando il corpo come una cosa meccanica, perché lo è. Voglio capire le proprietà biomeccaniche del tessuto.“.

Petron è convinto che dispositivi come FitSocket e la tecnologia della stampa 3D rivoluzioneranno la scienza dell’attaccare oggetti al corpo umano al fine di supportarlo o potenziarlo. Sono del suo stesso parere e sono sempre più convinto di questa opportunità dopo aver saputo delle tecnologie di Youbionic e di Össur. La bionica, la biomeccanica, la robotica sono solo alcune delle discipline che con l’arrivo della stampa 3D hanno moltiplicato le loro applicazioni. Senza la stampante 3D, forse, FitSocket non sarebbe potuto essere così utile.

Fonti: bostonglobebiomech.media.mit.edu

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