Alcuni scienziati stanno cercando un metodo per raggiungere l’immortalità. Secondo il loro parere, grazie al progresso della scienza e della tecnologia questo obiettivo non è poi così impossibile da conquistare.
Bisogna però precisare una cosa. La concezione stessa di immortalità, in questo caso, ha un significato diverso rispetto a quanto comunemente si possa pensare. L’immortalità è qui intesa come prolungamento della vita, non come impossibilità di morire.
Gli incidenti mortali, purtroppo, non si possono evitare. Ma in futuro, forse, potremo vivere molto più a lungo e molto meglio. Outerplaces ci suggerisce 5 modi con cui gli scienziati sperano di raggiungere l’immortalità. Vediamo quali sono.
Ingegneria genetica anti-invecchiamento
Con gli strumenti dell’ingegneria genetica saremo in grado di invertire il processo di invecchiamento e di rimanere giovani per sempre. Ci sono già state interessanti scoperte sotto questo punto di vista, ma per ora possiamo cercare solamente di rallentare l’invecchiamento. Questa primavera, ad esempio, gli scienziati dell’università di Berkley hanno scoperto una molecola chiamata Alk5-inibitore. Questa agisce sulle cellule staminali riattivando la funzione di ripristino dei tessuti del cervello e dei muscoli.
L’inibitore è attualmente in fase di sperimentazione come agente anti-tumorale. Dovrà ancora essere perfezionato per ottenere i risultati sperati riguardo il rallentamento del processo di invecchiamento. Irina Conboy, scienziata dell’Università di Berkley, ha dichiarato: “I miei obiettivi e quelli dei miei colleghi non sono di vivere per sempre. Invece di diventare vecchi e di diventare un peso per la società, possiamo invecchiare con più integrità.“.
Medicina rigenerativa
Uno degli obiettivi principali della medicina rigenerativa è la produzione di cellule staminali emopoietiche. Sono quelle cellule staminali che originano tutti i tipi di cellule del sangue. Le cellule staminali emopoietiche sono molto utili per i trapianti delle cellule del sangue e di midollo osseo. L’anno scorso i ricercatori dell’Harvard Stem Cell Institute hanno programmato delle cellule del sangue dei topi da laboratorio in cellule staminali emopoietiche riprogrammate. Come? Usando un cocktail di 8 interruttori genetici chiamati fattori di trascrizione.
Le cellule riprogrammate hanno tutte le caratteristiche funzionali delle cellule emopoietiche. Sono in grado di auto-rinnovarsi e possiedono le stesse componenti cellulari. I test non sono stati ancora effettuati sulle persone, ma i risultati finora ottenuti rendono il dottor Stuart Orkin molto ottimista per il futuro. “La scoperta potrebbe avere un effetto radicale sul trapianto. Si potrebbero avere donatori in base ai geni, si potrebbero usare le stesse cellule del paziente per creare cellule emopoietiche riprogrammate. Ci vorrà tempo, ma questo è un buon passo verso la giusta direzione.“.
Ma c’è stata anche un’altra scoperta risalente a quest’anno. I ricercatori del Salk Institute for Biological Studies hanno scoperto un nuovo tipo di cellule staminali la cui identità è legata alla loro posizione all’interno dell’embrione di topo in via di sviluppo. Queste cellule staminali, chiamate cellule staminali pluripotenti selettive per la regione di impianto (rsPSCs), sono più semplici da coltivare in vitro e da manipolare geneticamente. Forse, un giorno, le parti del corpo degenerate a causa della vecchiaia potranno essere rigenerate attraverso l’introduzione di queste cellule staminali.
Nanomedicina
Abbiamo già visto come la nanotecnologia potrà essere utile per la medicina. Ma ci sono altre teorie interessanti sull’argomento. Secondo Frank Boham, autore di “Nanomedical Device and Systems Design: Challenges, Possibilities, Visions“, una particolare nanotecnologia sarà in grado di scansionare tutta la vascolarizzazione fino al livello dei capillari. Trasferirà l’immagine su appositi display, olografici o per la realtà virtuale, consentendo analisi approfondite e la rilevazione di rischi di aneurismi.
Inoltre, una nanotecnologia composta da dati sulle tossine e da diversi agenti patogeni potrà distruggere virus e altri agenti esterni migliorando il nostro sistema immunitario. E ancora, attraverso la nanotecnologia potremo rimuovere la lipofuscina. Cioè gli accumuli granulari di molecole polimeriche nei lisosomi che possono causare malattie neurodegenerative. Tutte queste tecnologie, almeno per ora, sono il frutto di teorie. Ma i nanobot stanno già dimostrando la loro utilità, addirittura anche nella lotta contro il cancro.
Immortalità digitale
Il neuroscienziato e neuroingegnere Randal Koene vuole caricare la sua mente su un computer. Anche questo può essere considerato come un passo verso l’immortalità. Una immortalità digitale che non è tanto lontana dalla realtà. Molti neuroscienziati ritengono che le nostre emozioni, i nostri ricordi e la nostra coscienza sono solo la somma proveniente dai salti dei segnali elettrochimici da sinapsi a sinapsi. I programmatori hanno già sviluppato reti neurali artificiali che sono in grado di creare associazioni e di apprendere attraverso modelli di riconoscimento. L’unico problema è che ancora non sono riusciti a eguagliare la complessità del cervello umano.
Tuttavia, negli ultimi anni stiamo assistendo al continuo progresso nell’ambito dell’intelligenza artificiale. Ad esempio, un’intelligenza artificiale cinese ha battuto gli umani su un test per il QI. Non male, vero?
Per raggiungere l’immortalità digitale abbiamo bisogno di trovare alcune risposte. La prima domanda è: sarà possibile trasferire la coscienza su un supporto digitale? Seconda domanda: sarà possibile trasferire la coscienza in un’altra mente? Per ora non abbiamo risposte certe. Ma c’è chi, come Randal Koene, crede che tutto questo sarà possibile. Anche Martine Rothblatt sostiene che un giorno sarà possibile vivere per sempre caricando la mente su un computer.
Ora passiamo a un’altra scoperta per convincere anche te. Nel 2011 i ricercatori dell’University of Southern California e della Wake Forest University hanno creato il primo impianto neurale artificiale. Questo dispositivo produce attività elettrica che porta un topo a reagire come se il segnale provenisse dal suo cervello. Con il perfezionamento della tecnologia, un giorno saremo in grado di curare i danni cerebrali delle persone. Ma cosa succederà se e quando arriveremo a gestire la coscienza? Sono passati 4 anni da questa scoperta: magari presto ci sarà qualche altra novità.
Cyborgizzazione
La pronuncia della parola può crearci qualche problema, ma della cyborgizzazione ci interessa più il concetto. Saremo sempre più cyborg. Alcuni di noi lo sono già grazie agli impianti cocleari, alle retine artificiali, ai pacemaker e agli impianti cerebrali per alleviare i sintomi del Parkinson e per muovere un braccio robotico. Forse è giunto il momento di eliminare l’accezione negativa che spesso è associata al termine cyborg. Ci provo citando un paio di esempi.
Les Baugh può essere considerato come un uomo bionico. A causa di un incidente perse entrambe le braccia. Ma grazie a degli ingegneri della John Hopkins University ora ha delle protesi che gli consentono di fare quasi tutto.
Anche Nigel Hackland ebbe un terribile incidente che gli costò la mano destra. Grazie alla mano bionica Bebionic ora riesce a compiere molte importanti azioni quotidiane. Si tratta di una svolta per la sua vita.
I transumanisti auspicano la cyborgizzazione, i metodi per l’anti-invecchiamento, la medicina rigenerativa, la nanomedicina, l’immortalità digitale e la biologia sintetica per migliorare la nostra intelligenza e la nostra salute. E come avrai notato, non sono tutte tecnologie completamente inesistenti. Molte di queste hanno già migliorato la qualità delle nostre vite. Ed è possibile che in futuro verranno potenziate fino a farci raggiungere l’immortalità. O almeno fino a farci vivere centinaia di anni, se lo desideriamo.
Allora, cosa ne pensi? Vorresti vivere più a lungo e goderti i piaceri della vita?
Immagine: Flickr
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