La Food and Drug Administration (FDA) ha approvato una protesi per la gamba che si collega direttamente all’osso. Questa protesi si chiama O.P.R.A. (Osseointegrated Prosthesis for the Rehabilitation of Amputees). Potrà aiutare le persone che per motivi tecnici e/o fisici non possono indossare protesi tradizionali con giunti a sfera.
La osteointegrazione non è una procedura nuova. Il termine è stato coniato verso la fine degli anni ’60 dal professore svedese Per-Ingvar Branemark. La tecnica consiste nell’unione tra un osso e una protesi artificiale con componenti in titanio senza la presenza di tessuto connettivo. Grazie alle tecnologie di oggi, le protesi osteointegrate sono migliori e in futuro potranno essere ulteriormente potenziate.
Non sull’arto, ma nell’arto
La maggior parte delle protesi necessitano di una presa a forma di coppa da fissare al moncone dell’arto amputato. Ma gli arti amputati di alcune persone sono più corti di altri e quindi non possono sfruttare il collegamento tradizionale. Il dispositivo O.P.R.A. risolve questo problema consentendo una connessione diretta con l’osso dell’arto amputato.
L’installazione dell’impianto prevede due procedure. Durante la prima fase, il dispositivo in titanio (per evitare rigetti) e di forma cilindrica viene impiantato nell’osso. Dopo circa 6 mesi, quando del tessuto è cresciuto intorno al dispositivo, viene inserita un’asta che si estende attraverso la pelle e che può essere agganciata alla protesi. Il paziente dovrà poi praticare 6 mesi di allenamento prima di indossare una protesi fatta su misura.
In teoria, l’impianto O.P.R.A. può essere applicato alle braccia, alle gambe e alle mani. Ma la FDA ha limitato il suo utilizzo agli adulti che hanno dovuto subire amputazioni almeno al di sopra del ginocchio. Si spera che l’approvazione arrivi quanto prima anche per coloro che sono in condizioni diverse e che necessitano dell’impianto.
I benefici
Ci sono diversi vantaggi nell’utilizzo di un impianto O.P.R.A. rispetto a uno tradizionale. Innanzitutto, l’assenza di una cavità. Ciò significa che la protesi si adatta perfettamente all’arto, è collegata correttamente e rimane saldamente in posizione. L’assenza di una cavità porta anche altri benefici, come la mancanza di calore, di sfregamenti, di dolori e di lesioni da decubito. Inoltre, il sistema O.P.R.A è molto versatile. Adottando la biologia dei tessuti molli e del tessuto osseo, il dispositivo crea un vero e proprio sigillo per il moncone transcutaneo. Ciò riduce, e a volte elimina, la produzione di essudato, cioè di liquido infiammatorio.
Il direttore che si occupa della valutazione dei dispositivi nell’FDA, William Maisel, ha dichiarato in un comunicato stampa: “Il dispositivo O.P.R.A. può aiutare le persone con amputazioni sopra il ginocchio che hanno avuto problemi con la riabilitazione e non sono stati in grado di beneficiare di protesi con cavità disponibili.“. Ma, come ho accennato prima, le applicazioni dell’impianto sono diverse. Solo con altre approvazioni dell’FDA potremo assistere davvero ai tanti benefici che il sistema O.P.R.A. può offrire.
Il progresso per la salute
Il sistema O.P.R.A. sembra essere efficace ed efficiente. Le tecnologie delle protesi migliorano ogni anno che passa permettendo alle persone di vivere meglio e dignitosamente. È giusto effettuare dei test clinici prima di mettere sul mercato dispositivi come O.P.R.A.. D’altra parte, però, spesso le burocrazie più pesanti bloccano il progresso scientifico e tecnologico. E molte persone non possono beneficiare di dispositivi promettenti.
O.P.R.A. ha portato a dei risultati positivi e potrebbe portarne altri a tante altre persone se l’FDA approvasse presto il suo utilizzo anche per chi ha subito amputazioni di altro tipo. Certo, la sicurezza deve avere la priorità. Ma quando si ha a che fare con queste tecnologie il discorso è sempre lo stesso: l’accessibilità aumenta con il trascorrere del tempo.
Migliorare la tecnologia delle protesi significa migliorare le condizioni psico-fisiche di tutte quelle persone che dalla nascita o da un momento all’altro si sono ritrovate con una terribile disabilità. Per renderci conto di quanto abbiamo bisogno del progresso tecnologico per cambiare in meglio la nostra salute, basta dare un’occhiata alla situazione dell’uomo bionico Les Baugh, alla tecnologia sviluppata da Össur e a tutte quelle protesi come Bebionic, Anthromod ed Handiii. Protesi che elimineranno i limiti imposti da queste disabilità. Se un giorno riuscissimo a rimediare completamente a questi danni sarebbe una gran cosa. Anche dal punto di vista sociale, non credi?
Fonte: popsci