La notizia dell’operaio ucciso da un robot ha fatto molto discutere. È stata aperta un’inchiesta e vedremo come si concluderà la vicenda. Ma ci sono alcuni dettagli che molti trascurano e su cui vale la pena spendere qualche parola. Possiamo partire dalla domanda che fa da titolo a questo post: i robot possono uccidere davvero?

L’intervento pubblicato su The Conversation offre diversi spunti di riflessione. Spunti che portano risposte interessanti alla domanda e che vorrei condividere con te.

 

Le parole hanno un peso

Un giovane operaio è stato afferrato dal robot e schiacciato contro una lastra di metallo. Non è la prima volta che un robot è coinvolto nella morte di una persona. La prima volta accadde 34 anni fa in una fabbrica giapponese. E probabilmente continueranno ad esserci incidenti del genere. Ne sentiremo parlare più spesso nonostante le norme di sicurezza vengano aggiornate di continuo. Perché ogni anno i robot nelle industrie aumentano sempre più.

Non si tratta di una visione deterministica. Il problema consiste nel come i media trasmettono la notizia. Tralasciano alcuni aspetti importanti e danno poco peso a certe parole ed espressioni.

Poche notizie hanno evidenziato che, prima della tragedia, il macchinario era stato usato da un altro operaio senza alcun problema. Ma l’elemento che accomuna tutte queste notizie è il linguaggio adottato che risulta davvero fuorviante. “Operaio ucciso da un robot” ha un significato molto diverso dall’espressione “Operaio perde la vita in un incidente in fabbrica”. O da “Operaio perde la vita in un incidente causato da un robot”. Riesci a notare la differenza?

Cerchiamo sempre di distinguere la fantascienza dalla realtà, di rimanere con i piedi per terra. Ma siamo subito pronti a tirar fuori il paragone quando succede un fatto spiacevole. I robot, almeno per ora, sono privi di intenzioni, emozioni e obiettivi da raggiungere. Non possono costituire lo strumento che porrà fine al genere umano, come ha affermato Stephen Hawking e come sostengono molti altri esperti che hanno firmato la lettera aperta sui rischi dell’intelligenza artificiale.

I robot non possono uccidere come gli esseri umani o gli animali. Non si può parlare di uccisione o di omicidio. Eppure l’omicidio è forse la prima cosa che passa per la mente di una persona quando legge una notizia intitolata “Robot uccide operaio”. Ecco perché ritengo che spesso si adottino parole in maniera molto superficiale, soprattutto nel mondo dell’informazione. E ciò potrebbe avere degli effetti negativi sulla società.

 

Le conseguenze

La notizia “Robot uccide operaio”si diffonde massivamente, viene letta da milioni di persone. Molti lettori non hanno un grande spirito critico e interpretano la notizia a senso unico. Il malumore e le preoccupazioni si accumulano. Allora è vero che questi robot, oltre a rubarci il lavoro, sono pure pericolosi per la nostra salute? Nasce la paura che spinge a dover fare qualcosa. A trovare una soluzione che forse, alla fine, si rivela non essere una soluzione, ma un ulteriore problema.

Così la ricerca viene bloccata e i benefici legati alle operazioni dei robot per le industrie e per la società in generale subiranno, nel migliore dei casi, un notevole ritardo. Nelle peggiori delle ipotesi, invece, i vantaggi dell’automazione verranno completamenti annullati, causando un drastico calo nelle produzioni. L’economia ne risentirà parecchio e i disoccupati aumenteranno (non dimentichiamo che nel settore dell’IA lavorano persone con diverse specializzazioni).

Ma proviamo ad essere un pochino più ottimisti e ad immaginare uno scenario futuro non molto lontano e leggermente diverso. Siamo in una società dove i robot possiedono il livello di intelligenza artificiale come quello attuale. Gestiscono gran parte dei processi industriali. Gli incidenti mortali sul lavoro aumentano proprio perché in tutto il mondo ci sono più macchine nelle fabbriche. Sui giornali, per radio, in tv e su internet continuiamo a leggere articoli che trattano di robot killer. In questo modo i robot ci appaiono dotati di una certa autonomia e volontà d’azione. Caratteristiche che in realtà non possiedono affatto. Che fine fanno le responsabilità dell’uomo, del creatore di macchine e dello sviluppatore di intelligenze artificiali?

Sarebbe troppo riduttivo e superficiale puntare il dito contro i robot. Dimenticare le proprie responsabilità è un errore che dovremmo evitare se vogliamo puntare davvero allo sviluppo di macchine “non pericolose”. Non è corretto considerare i robot come capro espiatorio per le tragiche morti di lavoratori avvenute fino ad ora.

 

Le soluzioni

Il linguaggio è la chiave. Instillare inutili paure nelle persone non serve a nulla. I ricercatori e gli sviluppatori sicuramente si stanno dando da fare per rendere i robot più precisi, efficaci e sicuri. Non hanno nulla da guadagnarci nella creazione di robot difettosi. Tantomeno questi robot sono dotati di pensiero autonomo che li rende capaci di compiere azioni dettate da ragionamenti simili a quelli umani. Dunque, iniziamo a descrivere i fatti per quello che realmente sono: incidenti e non uccisioni. Tragedie e non omicidi premeditati.

Non dobbiamo chiederci come possiamo fare per creare dei robot eticamente corretti. Dovremmo iniziare a chiederci come costruire i robot seguendo determinati princìpi etici e morali. Certo, avvicinare i robot ai valori umani potrebbe essere un’altra soluzione. Ma è molto difficile. Qualcuno pensa sia addirittura impossibile. Ma la ricerca fa continui progressi in quest’ambito, quindi è tutto da vedere.

Cominciamo a responsabilizzarci. Se i problemi di un robot sono dovuti a un materiale inadeguato oppure a programmazioni sbagliate la causa è da ricondurre sempre a un errore umano. Incidenti sul lavoro dove gli umani non hanno colpe possono succedere. Ma non è il caso degli incidenti descritti prima, dove le fatalità sono state raccontate come il frutto dell’intenzionalità delle macchine.

Ora vorrei sapere la tua opinione. Credi anche tu che un linguaggio sbagliato possa distorcere il senso delle informazioni e infondere paure ingiustificate? E cosa ne pensi delle nostre responsabilità sulla costruzione di robot? Aspetto il tuo parere nei commenti.

Immagine: Flickr

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.