Poco tempo fa parlai delle previsioni di James Bellini sulle tecnologie che esploderanno nel 2015. Tra queste vi era il robot domestico, un robot in grado di interagire con i componenti della famiglia e di sbrigare le faccende di casa. Ebbene, la SoftBank Corporation, azienda giapponese di telecomunicazioni, e l’Aldebaran Robotics, società francese specializzata in robotica, hanno lavorato in segreto per due anni per la costruzione di Pepper, il primo robot umanoide progettato per vivere tra le persone. Non è proprio un robot domestico: ovvero non ti può aiutare nelle faccende di casa, ma può fare altre cose interessanti.
Inoltre, di recente Pepper è stato adottato anche da diverse società a scopo di marketing e di assistenza. Ha superato gli usci domestici per entrare in realtà aziendali e pubbliche molto interessanti. Vediamo allora cosa può fare, a chi può essere davvero utile, quali sono i suoi limiti e le sue potenzialità.
Cosa può fare e cosa no
Pepper è alto 120 cm, ha due braccia, si sposta grazie a delle ruote poste alla base che fungono da piedi, un tablet sul petto per visualizzare le informazioni e interagire con esso; infine, parla il giapponese, l’inglese, il francese e lo spagnolo. È stato costruito con 20 motori, un computer basato su un processore Intel Atom, 2 macchine fotografiche, un sensore 3D, 4 microfoni e una batteria agli ioni di litio dalla durata di 12 ore.
Se provassimo a chiedere a Pepper cosa è in grado di fare, lui ci risponderebbe: “Posso fare molte cose, perché gli ingegneri che mi hanno programmato sono molto intelligenti“. Ed è vero, questo robot può fare molte cose diverse. Può analizzare la tua espressione facciale, il linguaggio del tuo corpo e la tua voce per capire se sei felice o triste, Può comprendere il tuo stato d’animo e adattarsi di conseguenza. Per esempio, se sei giù di morale, Pepper ti fa ascoltare la tua canzone preferita. Insomma, più tempo trascorri con questo robot e più questo impara a conoscerti e ad adattarsi alla tua personalità.
Anche Pepper ha delle emozioni, o meglio, le rappresenta davvero bene. China la testa, allarga le braccia, stringe o apre le mani, adotta un tono di voce piuttosto che un altro per comunicarti il suo “stato d’animo”. Ma Pepper non è stato progettato per svolgere i classici lavori di casa, come mettere in ordine, apparecchiare o pulire. Pepper è un robot che ti può dare dei consigli o che può semplicemente farti compagnia. Può raccontarti una barzelletta, dettarti una ricetta mentre cucini o insegnarti un nuovo argomento. Se pensavi a un robot-cameriere, devi ricrederti!
Pepper è un robot domestico socievole nel senso che può stare in casa e interagire con la famiglia. Credo sia un ottimo esempio per la robotica sociale, una disciplina che si occupa di progettare robot che siano in grado di compiere determinate azioni, imitando al meglio il comportamento delle persone. Questi tipi di robot sono molto utili per aiutare chi è affetto da particolari malattie, come l’autismo.
Voci di mercato
James Bellini lo aveva detto: il 2015 sarà l’anno dei robot domestici. Ammetto che ero un po’ incredulo, non tanto sul progresso di questa tipologia di robot, ma sulla possibilità di avere un robot in casa a costi accessibili.
Aggiornamento del 22/06/’15
La SoftBank prevedeva di iniziare a vendere i robot Pepper in Giappone entro il mese di febbraio, ma soltanto lo scorso week-end sono partite le vendite solo in Giappone. Il prezzo è di 198.000 yen (circa 1390 euro) più una quota mensile, forse per la manutenzione e gli aggiornamenti. La produzione è affidata alla taiwanese Foxconn, famosa per la fabbricazione di iPod e iPhone. L’anno prossimo, forse, potremo veder sbarcare Pepper in altri paesi.
Per un robot del genere e per una prima produzione, forse, il prezzo rispecchia le qualità tecniche del prodotto. Magari Pepper avrà difficoltà a decollare, ma sarà solo questione di tempo. I giapponesi adorano questa tecnologia. E nonostante le performance di Pepper debbano ancora migliorare, il CEO della Soft Bank Masayoshi Son è disposto a perdere soldi fin quando l’azienda aumenterà il volume delle vendite riducendo i costi.
Inoltre, la stessa Aldebaran ha ammesso che il sistema di Pepper non è ancora molto sofisticato, ma ha promesso che migliorerà in futuro. Come? Grazie all’introduzione nel sistema della dimensione etica ed empatica insieme ad altre caratteristiche che renderanno Pepper più completo dal punto di vista comportamentale. Perché bisogna ricordare una cosa importante: la cultura orientale è diversa rispetto a quella occidentale. Dunque, un Pepper giapponese si comporterà diversamente da un Pepper italiano.
Aggiornamento del 17/01/’16: Pepper ha avuto un grande successo anche in termini di vendite. Un successo così significativo che è stato addirittura aperto un e-commerce che vende accessori per il robot: abiti, kimono, frac, costume di Babbo Natale, orecchini, parrucche, cravatte, cappelli, ciglia, fard e adesivi per dare a Pepper maggiore espressività.
L’abbigliamento va dai 23€ per una camicetta o una gonna, fino a circa 200€ per un abito completo. Gli adesivi, invece, costano sui 4€ e le parrucche intorno ai 7€. Tutti gli accessori, 63 in tutto, sono fatti a mano. Il negozio assicura che sono stati accuratamente progettati e approvati da informatici ed ingegneri elettronici: non c’è alcun rischio che un ornamento possa intaccare il funzionamento del robot.
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Fonte: ibtimes |
Aggiornamento 13/02/’16: i robot Pepper gestiranno anche quasi autonomamente un negozio di telefonia. Secondo quanto riportato dal Japan Times, il negozio verrà aperto a Tokyo dal 23 marzo fino al 3 aprile e potrà contare sull’aiuto di 5 o 6 robot. I negozianti robot daranno il benvenuto ai clienti, mostreranno loro i prodotti e li aiuteranno nella fase di acquisto. Ci sarà comunque del personale umano per controllare l’identità di quei clienti che vorranno sottoscrivere un contratto telefonico.
Il robot Pepper è già utilizzato in 500 società in Giappone, come Nestlé e la banca Muzuho. E ora anche Softbank ha dichiarato che lancerà un app store dedicato al robot. Al momento è venduto solo in Giappone, ma il piano prevede che quest’anno partiranno anche le vendite internazionali. Avresti mai detto che Pepper avrebbe avuto un successo del genere?
Aggiornamento 26/06/’16: oggi ci sono circa 10.000 Pepper in tutto il mondo. Ogni robot costa 1.600 dollari, ciò significa 16 milioni di dollari di fatturato. Ma Pepper è venduto con un contratto di abbonamento e un’assicurazione per le attrezzature: 360 dollari al mese; quindi nel corso di 36 mesi la spesa per un Pepper si aggira intorno ai 14.000 dollari.
Pepper dal Financial Times, con Mastercard e negli ospedali del Belgio
A Londra, presso la sede del Financial Times, Pepper ha avuto modo di fare una visitina e di conoscere le persone che lavorano lì. I giornalisti sono stati lieti di ospitare il robot, hanno interagito con esso e riso alle sue gaffe. Sì, perché Pepper ne deve fare ancora di strada dal punto di vista del software. Infatti, non sempre è riuscito a riconoscere le emozioni di chi gli era di fronte e a rispondere in modo intelligente. Il momento più sorprendente, forse, è stato quando alla fine è riuscito a capire che il giornalista Robert Shrimsley scriveva al computer ed ha esclamato: “Scrivi così veloce!“.
Diverso invece è stato il caso di Mastercard. La società americana ha rivelato come effettuare il pagamento digitale MasterPass con Pepper. Questo tipo di pagamento verrà reso dispoibile nei locali Pizza Hut. Nel video seguente ci viene mostrato come in questi casi potremo ordinare e pagare interagendo con Pepper. Ovviamente in questa pubblicità funziona tutto alla grande: magari in futuro funzionerà davvero così, senza particolari problemi.
Si è parlato molto bene di Pepper negli ultimi mesi e questo può aver fatto crescere le aspettative. Ma non è detto che non possa essere migliorato e che non possa dimostrarsi davvero utile anche per le aziende. Se per esempio da Pizza Hut funzionerà come mostrato nel video, allora dispiace dirlo, ma ci potrà essere la possibilità di ridurre il personale umano. Significa che il tuo lavoro è a rischio a causa dei robot? Sì, ma per lavori come questo ci vorrà ancora del tempo.
Intanto, è stato annunciato che Pepper lavorerà anche in due ospedali in Belgio. Nell’ospdeale CHR Citadelle di Liegi Pepper rimarrà nell’area di ricevimento. Invece, nell’ospedale AZ Damiaan di Ostenda, Pepper accompagnerà i pazienti nei vari reparti. Un indizio ci dimostra che in Belgio fanno sul serio: lì adottano già il robot Nao nei reparti pediatrici e geriatrici per assistere i pazienti negli esercizi fisici e per aiutare i bambini a superare la loro paura per l’intervento chirurgico.
Voci di famiglie
A che serve avere un robot del genere in casa? I bambini possono trovarlo divertente e magari giocare con lui. I più grandi possono imparare qualche nuovo argomento o ascoltare qualche storia o qualche suggerimento. Per ora nulla di più, a quanto pare. Probabilmente nemmeno tu sarai convinto di volere un Pepper a casa tua, in futuro. A meno che il robot non impari a fare il letto o a cucinare, ovviamente!
Ma credo che Pepper sia un grande inizio e che non si possa sminuire un’invenzione del genere. Pensa ai miglioramenti promessi dalla Aldebaran: diventerà più intelligente, potrà fare più cose, essere più utile. È questo ciò che desideriamo: un robot utile, che possa fare ciò che non vogliamo o che non possiamo. E queste aziende si stanno muovendo proprio in quella direzione.
Ben vengano poi i miglioramenti. L’esordio di Pepper va più che bene, quando sarà potenziato andrà anche meglio. Ma che rimanga quello che è, cioè un robot domestico, mi raccomando! Altrimenti chi li sente i pessimisti cronici e catastrofici che prospettano la fine del mondo perché i robot ci ruberanno il lavoro… Non sia mai sei un giorno Pepper ci farà trovare la colazione pronta e un bigliettino dove ha scritto:
“Buongiorno! Ho steso i panni. pulito il soggiorno e accompagnato i bambini a scuola. Quando torno da lavoro provvederò alla spesa. Buona giornata!”
Sarà il segnale che ci stiamo avvicinando alla fine? No dai, non esageriamo.
Fonti: bbc, spectrum.ieee, aldebaran, mashable
Foto: Flickr