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Fra circa 30 anni, la specie umana non potrà essere più considerata come quella dominante. A sostenerlo è Louis Del Monte, fisico, imprenditore e autore americano che recentemente ha pubblicato il libro “The Artificial Intelligence Revolution“. Con questo testo Del Monte vuole metterci in guardia sulla minaccia rappresentata dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Una minaccia che diventerà letale quando le macchine saranno più intelligenti degli uomini. Il futurologo Ray Kurzweil definisce questo fenomeno con il termine “singolarità” e la sua interpretazione, al contrario di quella di Del Monte, è ottimistica: l’uomo, entro il 2045, potrà ottenere l’immortalità oltrepassando i suoi limiti fisici e biologici.
Business Insider ha intervistato Louis Del Monte e le risposte riportate sono molto interessanti. Secondo l’autore americano, entro il 2045 il genere umano dovrà fare i conti con le macchine.
“Oggi non c’è alcuna legislazione in materia riguardo quanta intelligenza una macchina può avere, quanto interconnessa possa essere. Se ciò continuasse, guardate il trend esponenziale. Raggiungeremo la singolarità nei tempi previsti dalla maggior parte degli esperti. Da quel punto in poi, vedrete che le specie dominanti non saranno più gli esseri umani, ma le macchine“.
“Non sarà lo scenario di ‘Terminator’, non sarà una guerra. Nella prima parte del mondo della post-singolarità, uno scenario è che le macchine cercheranno di trasformare gli esseri umani in cyborg. Questo sta quasi accadendo ora, con la sostituzione di arti difettosi con parti artificiali. Vedremo le macchine come uno strumento utile. La produttività nel business basata sull’automazione aumenterà drammaticamente in vari paesi. In Cina è raddoppiata, proprio in base al PIL per occupato dovuto all’uso delle macchine“.
“Entro la fine di questo secolo, la maggior parte del genere umano sarà diventata cyborg. Il fascino sarà l’immortalità. Le macchine potranno fare progressi nella tecnologia medica, la maggior parte della razza umana avrà più tempo libero, e penseremo che non abbiamo mai avuto di meglio. La preoccupazione che sto sollevando è che le macchine ci vedranno come una specie imprevedibile e pericolosa“.
Saremo noi la specie pericolosa, perché “instabile, crea guerre, ha armi per spazzare via il mondo due volte, e produce virus informatici“. Dal Monte non può che sottolineare gli aspetti positivi derivanti dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale, ma allo stesso tempo prevede uno scenario in cui l’imperfezione del genere umano potrà rappresentare un problema per macchine che invece saranno perfette e dotate di una capacità intellettiva ineguagliabile.