Foto: Kyle McDonald

La provocazione è di due artisti newyorkesi: Kyle McDonald e Brian House. Il prodotto artistico è Conversnitch, una lampadina in grado di monitorare le conversazioni delle persone.

Dal punto di vista comunicativo, il dispositivo di Conversnitch è stata davvero efficace. Esso è costituito da un computer in miniatura nascosto dalle forme di una lampadina che può essere montata su qualsiasi apparecchio standard per l’illuminazione. Il dispositivo è connesso ad Internet tramite Wi-Fi e ha condiviso in diretta frammenti di conversazioni tramite dei tweet, cioè dei messaggi trasmessi attraverso il social network Twitter lunghi non più 140 caratteri.  La spesa per i componenti non ha superato i 100 dollari e i due artisti, naturalmente, non hanno detto dove sono stati installati i dispositivi. Il loro intento era quello di incanalare l’attenzione anche sull’aspetto negativo di determinate tecnologie, in particolare quelle di sorveglianza negli spazi pubblici. È interessante, inoltre, osservare che questa sperimentazione è stata avviata prima dello scandalo Datagate. Il nome dell’invenzione risulta altrettanto particolare: una fusione tra la parola “conversation”, cioè conversazione e “snitch”, ovvero spia o spione. Insomma, un nome che fa chiaramente riferimento al monitoraggio delle conversazioni.

McDonald e House sono riusciti molto bene nel tentativo di raccontare il problema, molto attuale, della privacy sposando arte e tecnologia. Ma se un governo facesse installare questi device all’insaputa dei cittadini? C’è chi sostiene che alcuni governi già lo stiano facendo. Sicuramente la vicenda della sorveglianza di massa ad opera della NSA ( National Securuty Agency ) ha suscitato l’interesse di molte persone per quanto riguarda  i dati personali presenti nel web. Ormai, considerare un confine netto tra online e offline è fuorviante e l’opera d’arte dei due artisti ne è una dimostrazione:

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