Decine di migliaia di persone hanno partecipato alla protesta digitale contro la NSA (National Security Agency) per manifestare il dissenso contro le operazioni di sorveglianza di massa effettuate dall’agenzia americana. La protesta è stata denominata “The Day We Fight Back“, espressione che può essere tradotta in “Il giorno in cui reagiamo” ed ha avuto luogo ieri. La reazione effettivamente è avvenuta ed è stata particolarmente significativa.
L’azione di protesta ha visto come protagonisti decine di siti web, tra cui anche Reddit, BingBoing e Mozilla che hanno pubblicato dei banner attraverso i quali invitavano gli utenti a contattare telefonicamente o via email i membri del parlamento americano. Alle ore 12:00 p.m. dell’11 febbraio sono state effettuate più di 18.000 chiamate e spedite circa 50.000 email per chiedere che il Freedom Act venga supportato nel modo giusto; manifestazioni di protesta fisiche sono state fatte invece in altri 15 paesi (tra i quali Danimarca, Svezia, Manila e Regno Unito).
Tra le varie organizzazioni, ha partecipato anche la Electronic Frontier Foundation, il cui membro attivista Rainey Reitman ha dichiarato: “L’obiettivo del giorno del ‘Today We Fight Back’ è quello di fermare la sorveglianza di massa dei servizi segreti come la National Security Agency. Questo è un momento politico unico nella lotta per la riforma della sorveglianza. Le rivelazioni del 2013 hanno fatto luce sugli abusi di sorveglianza in modo davvero diverso da tutto quello che avevamo visto prima. Davvero è iniziato un dibattito internazionale sui diritti alla privacy che ha portato a importanti cambiamenti nei sondaggi pubblici e internazionali che spingono per la riforma sulla sorveglianza“.
Insomma, come si poteva ben immaginare, la protesta digitale ha avuto un riscontro davvero notevole: molte persone hanno partecipato attivamente per manifestare il desiderio di una maggiore tutela della privacy. I dati non condivisi, soprattutto quelli sensibili, devono essere protetti. Sembra però che, ancora una volta, i tradizionali mass media non abbiano fatto cenno ad un evento del genere. Staremo a vedere se tra qualche ora cambierà qualcosa.
Un segno inequivocabile della portata della protesta è rappresentato dall’hashtag #StopTheNSA su Twitter che ieri è entrato a far parte dei trending topic, ovvero del gruppo di hashtag più utilizzati al momento. La risposta dei cittadini, americani e non, è stata quindi molto precisa ed efficace. Ora bisogna vedere quali saranno le reazioni del governo americano, soprattutto in considerazione della questione del Freedom Act che limiterebbe il potere di sorveglianza di massa.
Fonte: The Guardian