Gli acquisti di Google continuano: stavolta a finire nel carrello dell’azienda della Mountain View è Nest, una compagnia della California che vende prodotti per la casa collegabili ad Internet: è quella che, nell’ottica dell’evoluzione dell’utilizzo della rete, si definisce “Internet delle cose“. Il prezzo era di 3,2 miliardi di dollari che, a quanto pare, non ha rappresentato un grosso ostacolo per Google. Il design accattivante delle tecnologie della Nest e la loro facilità d’uso sembrano poter risolvere numerosi problemi domestici. La dichiarazione di Peter Nieh, un investitore della Nest, descrive efficacemente perché la compagnia californiana risulta, agli occhi dei consumatori, così “magica”: “Sposa software in un modo che li rende capaci di cantare insieme in una customer experience“.

Queste particolari tecnologie funzionano in questo modo: le aziende richiedono ai consumatori informazioni personali in cambio di servizi. Google, ormai, è famosissimo per questo: sfruttando i dati dei suoi utenti, crea dei profili da vendere agli inserzionisti. A proposito di questo, il CEO della Nest Tony Fadell, assicura che le norme sulla privacy resteranno stabili nel tempo: in caso contrario, bisognerebbe fare attenzione a ogni piccolo cambiamento per evitare che l’azienda sfrutti eventuali lacune normative per entrare in possesso di informazioni inerenti alla routine delle persone. Un altro problema potrebbe essere quello relativo alla sicurezza: nessun dispositivo collegato ad Internet è sicuro al 100% e bisognerebbe considerare la possibilità di un attacco al sistema da parte di terzi. Questo acquisto di Google ha inoltre spinto gli appassionati a formulare un’ipotesi che risalta rispetto a tutte le altre: considerando la precedente acquisizione della società di ingegneria e robotica Boston Dynamics, è possibile che Google voglia approfondire le conoscenze sul mondo dei robot. Un indizio a favore di questa ipotesi è proprio il vice presidente della Nest in persona, cioè Yoky Matsuoka, esperto in robotica e intelligenza artificiale.
Quindi, molto probabilmente non ci sarà da meravigliarsi se un giorno Google ci presenterà un prodotto che abbia tutte le caratteristiche di un robot, magari con un’intelligenza tale da facilitare qualunque compito per cui è stato progettato. Forse è ancora troppo presto ma, se le cose dovessero continuare a seguire questo percorso, allora le basi per produrre una tale tecnologia ci sarebbero tutte.

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